martedì 17 giugno 2025

FATE QUALCOSA PER GLI INVISIBILI

 Lettera aperta alle istituzioni

Mattarella, Meloni e Nordio visitate le carceri e fate qualcosa per gli invisibili: l’appello

Associazione Happy Bridge O.D.V Associazione di volontariato in carcere si è rivolta alle principali cariche dello Stato

Giustizia - di Redazione Web

27 Agosto 2024 alle 15:53




Lettera aperta
al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella , alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Vice Presidente del Consiglio Antonio Tajani, al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, a Viceministro Paolo Sisto, ai Sottosegretari alla Giustizia Andrea del Mastro delle Vedove e
Andrea Ostellari


Eccellenti rappresentanti delle istituzioni, siamo qui a sottoporre a Voi, oggi deputati a valutare e adottare provvedimenti che possano in qualche modo alleviare la grave situazione che da anni ormai sta devastando le carceri italiane, talune considerazioni che nascono da chi, come molti di noi volontari e persone della società civile, ha frequentato il carcere seppur in ruoli e funzioni diverse. Abbiamo visto molti governi transitare negli ultimi 30 anni, ovvero da quegli anni ’90 che forse sono stati i migliori sotto il profilo umano ma anche per le spinte motivazionali che ancora animavano, così come voluto dai nostri padri costituenti , chi immaginava un sistema carcerario rivolto alla rieducazione e reinserimento sociale delle persone detenute. Pensieri elevati che erano in qualche modo legati ad una volontà di rinascita e di riscatto culturale che trovavano fonte di ispirazione da quel periodo storico di dolore che aveva sottratto ingiustamente ed inutilmente tante vite umane. Il Carcere di Ventotene e il successivo Manifesto che ad esso si è ispirato, dovrebbero a nostro avviso essere il faro che dovrebbe illuminare tutta l’attività politica ed anche la società civile, quando ci si trova davanti a territori impervi che sembrano mettere in pericolo la nostra e la vita di tutti, territori sconosciuti ,selve oscure dove regna il male a la depravazione. Ed è qui che, a nostro avviso, risiede la capacità più elevata dell’uomo dei nostri tempi, che dovrebbe avere superato le leggi della vendetta, della violenza ,della guerra e della sopraffazione, che dovrebbe cercare nell’altro non il nemico ma l’avversario con cui dialogare anche se da fronti diversi.

Bisogna avere il coraggio di guardare negli occhi il male, capirne le origini e perché si è generato. Potremmo dilungarci a lungo sulla storia delle persone che hanno commesso atti criminali, sul valore della pena nei secoli, sul valore della giustizia, sulla nascita della criminologia, sui massimi sistemi su cui hanno scritto illustri pensatori e scienziati, e noi lo facciamo spesso nel nostro volontariato quotidiano proprio per sfuggire a quella morsa del pensiero unico che non fa crescere le persone e non le fa andare oltre gli schemi e i pregiudizi. Abbiamo imparato che in carcere non ci sono solo persone cattive, ma persone fragili, spesso deviate nel pensiero, con bassa cultura , persone che hanno conosciuto solo la strada del crimine per ottenere ciò che volevano, spesso per qualche diritto che in tempi lontani non esisteva. Tuttavia abbiamo sperimentato che con un giusto percorso, un percorso di vicinanza vera e costante, molte delle persone che abbiamo assistito in carcere sono cambiate soprattutto nel pensiero e nel profondo dell’anima riconoscendo gli errori ed il male generato. Certamente le difficoltà che si incontrano in questi cammini non sono pochi perché modificare il comportamento di un adulto è complesso e complicato, tuttavia i buoni esempi e la speranza di una vita migliore sono strumenti di cura efficaci. Purtroppo lo stato delle carceri italiane, ad eccezione di qualche esempio virtuoso dovuto ad una efficiente e sensibile Dirigenza unitamente alla preparazione e sensibilità del personale civile e militare presente, non agevola il percorso di rieducazione e reinserimento delle persone detenute.

Il detenuto che entra in carcere aspetta non meno di 6/9 mesi prima di conoscere il suo educatore, il suo psicologo o chi è preposto a delineare il suo percorso trattamentale. Anche le attività trattamentali andrebbero stabilite dall’Area Trattamentale insieme a tutte le componenti della società civile, così come previsto dall’Ordinamento Penitenziario evolutosi negli anni e che ha recepito la necessità di apertura del carcere alla società civile. Il carcere è un problema di tutti, non solo dello Stato, e tutta la comunità deve farsi carico di trovare soluzioni adeguate per il futuro reinserimento sociale delle persone detenute. Nessuno può essere ritenuto così distante dalla realtà carceraria, così come ci insegnano i fatti di cronaca, e forse ce ne rendiamo conto quando qualche nostro congiunto o amico o conoscente rimane coinvolto in taluni atti penalmente rilevanti. E’ bene trovare una collocazione diversa dal carcere per chi si trova a poca distanza dal fine pena, ma occorre tener presente che le persone hanno bisogno di un lavoro per potersi mantenere o di sussidi dello Stato per sopravvivere durante il periodo di detenzione domiciliare se non si vuole correre il rischio di una recidiva. Sicuramente l’ipotesi di un sussidio mensile sarebbe meno costoso del mantenimento giornaliero in carcere(circa 150 euro giornalieri) e ciò creerebbe meno tensioni e conflittualità sociale anche verso le Istituzioni. Altro tema importante è quello della formazione, che purtroppo in carcere non è garantita a tutti, a parte i corsi scolastici che fortunatamente riescono a coinvolgere positivamente il 30% della popolazione detenuta.

I corsi professionalizzanti , un tempo erogati dalle Regioni, oggi sono lasciati alla libera iniziativa di scuole, associazioni, ecc., ed oggi sappiamo tutti che non è facile trovare un lavoro se non si ha una specializzazione, ancor di più per un ex detenuto, ed allora anche qui occorre stabilire degli accordi tra le istituzioni e le imprese attraverso una adeguata conoscenza ed un sistema di incentivi fiscali (La legge Smuraglia che non tutti conoscono andrebbe snellita ed estesa a tutte le tipologie di imprese). Molti sono gli strumenti che il nostro Paese ha a disposizione per rendere il sistema carcerario più umano e adeguato alla sua reale funzione, ma necessiterebbe di personale motivato, istruito e ben disposto verso tale tipo di attività che si basa sulla presa in carico o meglio sulla cura delle persone. Basta agli slogan tipo “sbattiamoli in carcere e buttiamo via la chiave” . Tutti nella vita hanno diritto ad una seconda chance e per molti alla “prima chance” perché la vita non è stata generosa con loro, e chi è stato più fortunato ha il dovere di restituire qualcosa a chi ha ricevuto di meno. Le numerose Associazioni e volontari(migliaia) che si occupano del mondo della detenzione e che assistono le persone detenute e ex detenute nel loro percorso di rinascita, perché non si sentano escluse o emarginate, sanno bene che nel carcere non esiste solo il male perché ogni persona ha una infinità di risorse che può trovare espressione, e perché è proprio dalla carcerazione e privazione della libertà che sono nati personaggi illustri di cui oggi ancora si parla anche attraverso le loro opere d’arte, o personaggi che hanno subito la gogna dei pregiudizi di un’epoca che non ne ha compreso la genialità (Giovanna D’Arco, Galileo Galilei, Giordano Bruno, Caravaggio, Marie Olympe de Gouges, ecc.) e li ha condannati.

Ricordiamo anche i numerosi dissidenti politici che hanno speso e sacrificato la vita per i diritti civili, rinchiusi in carcere perché contro un regime politico antidemocratico. Riteniamo che una Nazione che voglia definirsi civile debba dare dignità a tutte le categorie sociali , soprattutto le più fragili e indifese che non hanno la forza di difendersi. La privazione della libertà è già una grande punizione ma far vivere la pena in modo inumano e’ inutile , dannoso , e costoso per tutta la società. Apriamo le carceri alla collettività, consentiamo l’accesso in modo più concreto e meno contenuto ai numerosi volontari disponibili a prestare attività a sostegno della popolazione detenuta affinché si senta meno sola e meno abbandonata. Liberalizzate le telefonate come avviene in altri Paesi europei e consentite maggiori accessi ai familiari per garantire una continuità affettiva( 6 telefonate al mese non sono sufficienti). Si consenta ai detenuti l’accesso controllato ad internet per motivi di studio (art.40 O.P.), di relazioni affettive, di accrescimento culturale individuale, rispondendo così a quel diritto costituzionale che vuole gli stessi diritti per tutti i cittadini. I detenuti vanno responsabilizzati nella gestione quotidiana , le punizioni collettive non sono mai state foriere di risultati positivi, anzi hanno sviluppato sentimenti di vendetta, rancore , odio e atti mafiosi.

Ad oggi la popolazione detenuta conta oltre 61.000 detenuti definitivi ,con 8000 detenuti circa con fine pena sotto un anno che forse potrebbero scontare la pena in detenzione domiciliare con specifico programma di reinserimento sociale e lavorativo. Per avere carceri funzionanti ci sarebbe bisogno di almeno 3000 educatori e non 800 come ce ne sono oggi , oltre a psicologi, medici, assistenti sociali, ecc. Dall’inizio dell’anno ad oggi 30 luglio 2024 si sono suicidate 64 persone .Non può essere questo il modo per svuotare le carceri. Le visite che avete programmato ed anticipato nella conferenza stampa aiuteranno forse (forse perché nelle visite programmate per poche ore non emergono le falle dell’istituto carcerario) ad avvicinarVi al mondo degli invisibili di cui scoprirete qualche volto che rimarrà impresso nella vostra mente e speriamo sia di impulso ad un vero cambiamento di passo degno di una classe politica al servizio della propria comunità.

Associazione Happy Bridge O.D.V Associazione di volontariato in carcere

NESSUN BAMBINO PUÒ STARE IN CARCERE

 

Nessun bambino può stare in carcere, neanche uno

Di Denise Amerini

 

 


 

FOTO: LUCA PASQUALINI/AG.SINTESI

 

20 novembre 2024 • 16:55

 

Il carcere non è luogo dove nessun bambino, neanche uno, può stare, può vivere un’infanzia serena. Lì i bambini vedono il cielo attraverso finestre con le sbarre, al raggiungimento dell’età prevista subiscono un brusco allontanamento dalla madre, difficilmente sviluppano un rapporto positivo con le istituzioni.

Il carcere non è luogo dove le madri possano vivere né sviluppare una genitorialità compiuta e serena. E non si può neanche pensare di separare i neonati dalle madri (per quel pensiero per cui alcune donne non rispondono allo stereotipo della buona madre), addirittura rispolverando concetti ormai superati come quello della patria potestà, abolita da 50 anni. Ce lo ricorda la Corte europea dei diritti dell’uomo.




Clicca qui 👉👉"Intervento in Senato" 👈👈per vedere l'intervento



L’appello della società civile

Per questo oltre 100 esponenti e organizzazioni della società civile hanno lanciato l’appello, raccolto anche da parlamentari dell’opposizione, affinché una norma del disegno di legge sicurezza che peggiora notevolmente le condizioni delle donne detenute con figli a carico, non passi. Appello che è stato rilanciato nell’evento “No al carcere per le donne incinte. Ogni bambino e ogni bambina ha il diritto di nascere in libertà”, che si è tenuto al Senato.

La norma in questione, una volta approvata, renderebbe facoltativo il rinvio della pena per le donne madri di figli fino a un anno di età, e per le donne in stato di gravidanza, consentendo, per la prima volta, l’ingresso in carcere alle donne incinte.

Dare affettività

Nella scorsa legislatura era stata presentata una proposta di legge, primo firmatario l’onorevole Siani, che la Cgil ha sostenuto anche con iniziative pubbliche, per normare e dare effettività alle case famiglia per le madri in carcere con i loro bambini. Si tratta di strutture già previste dal nostro ordinamento, ma che non sono mai state realizzate, tranne una a Roma e una a Milano, perché non sono stati previsti finanziamenti. La proposta è stata poi ritirata per la mole di emendamenti, tutti assolutamente peggiorativi, presentati dalle forze di maggioranza.

Istituti a custodia attenuata

Esistono, per accogliere le madri con i loro bambini, gli Icam, Istituti a custodia attenuata, quattro in tutta Italia, che però, per come sono strutturati e organizzati, sempre carceri restano, seppur più dignitosi e più belli.

Il principio che ci ha sempre guidato, nelle nostre elaborazioni, nelle nostre iniziative, è che il carcere debba essere l'estrema ratio sempre, in ogni caso, e che nessun bambino dovrebbe mai stare in carcere, superando sia gli Icam che le sezioni nido interne al carcere.

Passi indietro

Oggi con il ddl Sicurezza si torna invece indietro persino rispetto al codice Rocco, di epoca fascista, con una norma che rivela una chiara matrice di stampo etnico e razzista.

Abbiamo purtroppo sentito tutti le affermazioni da parte di autorevoli esponenti del governo, secondo i quali finalmente si andranno a colpire le donne Rom “abili borseggiatrici che si fanno mettere incinta solo per continuare la loro attività”. Questo, nonostante i pronunciamenti della Corte Costituzionale e delle convenzioni internazionali, che tutelano sempre il primario interesse del bambino.

Principi universalmente riconosciuti

Ricordiamo l’art. 3 comma 1 della convenzione delle Nazioni unite sui diritti del fanciullo, e l’art. 24 comma 2, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In entrambi si dice che l’interesse superiore del bambino deve essere sempre preminente, in ogni atto compiuto da autorità pubbliche, istituzioni private, tribunali, autorità amministrative, organi legislativi.

Ogni bambino e ogni bambina ha diritto a una infanzia serena, a possibilità di crescita e relazioni sane, e, proprio per il senso e il significato che la Costituzione attribuisce alle pene, alle donne deve essere garantita la possibilità di essere madri nel modo migliore. Abbiamo sostenuto il diritto all’affettività delle persone ristrette, e in questo senso si è espressa la Corte Costituzionale a gennaio scorso. Ma anche in questo caso è passato un anno e nulla è stato fatto.

Vivere la gravidanza in carcere

Oggi per la prima volta con la non differibilità obbligatoria della pena, si consentirebbe l’ingresso in carcere anche alle donne incinte, come se vivere la gravidanza in carcere potesse essere un’esperienza serena, come se non sapessimo lo stato in cui versano quei luoghi, lo stato della sanità penitenziaria, con la riforma del 2008 che ancora non è compiutamente applicata. Non è difficile immaginare cosa potrebbe succedere se una donna incinta si dovesse trovare di fronte a un evento di parto improvviso o se avesse problemi durante il parto.

Opporsi strenuamente

È necessario opporsi strenuamente al ddl Sicurezza e a questa norma del disegno di legge. Lo chiediamo alle realtà della società civile, dell’associazionismo, al mondo accademico, a tutti i soggetti che hanno condiviso con la nostra organizzazione “La Via Maestra” in difesa della Costituzione e dei valori che ispirano la nostra Carta fondamentale.

Chiediamo a tutti coloro che non vogliono arrendersi e che credono che una società migliore e più giusta sia possibile di impegnarsi attivamente perché si conosca quanto il governo intende fare con il disegno di legge sicurezza, perché non passi.

Anche per questo saremo in piazza il 29 novembre, per una società migliore e più giusta, dove i diritti di ogni persona, soprattutto di chi è più debole e fragile, siano garantiti

venerdì 16 maggio 2025

PRESENTAZIONE A REBIBBIA DEL LIBRO "PASSO DOPO PASSO"

                                   




Il 16 maggio è iniziata qui a Rebibbia Nuovo complesso la prima tappa del nostro cammino della speranza , prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco che ci ha esortato ad uscire dalla nostra comfort zone. Abbiamo deciso di avviare qui la presentazione del nostro ultimo libro "Passo dopo Passo" perché è qui che abbiamo camminato molto io e Suor Rita del Grosso, attraverso i lunghi corridoi del Carcere di Rebibbia ed era giusto restituire a questi luoghi la speranza del c
ambiamento.


                            


Ci hanno seguito molti amici, soci e non dell'associazione Happy Bridge , ma soprattutto è stata con noi l'on. Chinnici eurodeputata nel gruppo PPE che ha tenacemente sostenuto la pubblicazione del libro. Una donna preparata e sensibile che oltre ad avere portato i saluti istituzionali ha portato la sua storia personale di figlia di un magistrato , Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nel 1983.




La sua testimonianza di persona offesa che ha fatto un percorso di riconciliazione con un passato doloroso e che si è lasciata alle spalle il desiderio di vendetta è stata esemplare e significativa per tutti i presenti soprattutto in questo momento storico di chiusure e ristrettezze. Poi ci sono stati gli interventi degli ospiti che hanno raccontato le diverse esperienze di cammino , tra cui Carlo Infante con i suoi walkabout, l'associazione Anaune Amici del Cammino di Santiago con il cammino della misericordia, Eleonora Perotti Ambasciatrice Erasmus plus per il progetto CAXATO verso Santiago de Compostela, l'esperienza della giovane psicologa clinica Fabiola De Rose e quello della veterana Daniela Teresi, le letture della scrittrice Marina Nasti volontaria di Happy Bridge e quelle delle persone detenute. In chiusura l'intervento del cappellano Don Paolo Iacovelli. Il tutto abilmente ed empaticamente condotto dalla giornalista pontina Rosalba Grassi , grande professionista e donna di grande sensibilità. Ringrazio sentitamente la Direzione del Carcere, la vicedirettrice Alessandra Bormioli e Pierdomenico Pastina l'Area educativa, la polizia penitenziaria, ed in particolare Valter e Maria della Segreteria del Direttore per la loro assidua e professionale assistenza. Grazie al mio impagabile amico Paolo Tornaboni che ci ha assistito per la parte musicale e Fulvio Galeota per la parte fotografica. Grazie a tutti coloro che sono intervenuti o che anche se non presenti ci hanno sostenuto in questo percorso. Maggiori dettagli , video e foto li potete trovare sul blog dell'associazione Happy Bridge. Le prossime tappe previste sono Frosinone, Paliano, Teramo, Firenze, Fondo, Roma, ecc. Buon cammino a tutti e chi vuole può unirsi a noi. Copia del libro sarà disponibile gratuitamente in versione PDF sul nostro blog, mentre chi lo volesse in copia cartacea può scrivere all'Associazione Happy Bridge.












mercoledì 2 aprile 2025

IL PROBLEMA DEL "DOPO CARCERE"


 Presentazione del libro di Emma Zordan a Latina

Il Libro è curato da Suor Emma Zordan






sabato 8 marzo 2025

LE DONNE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO

UN OMAGGIO A TUTTE LE DONNE - 8 Marzo 2025

 





Il video che ci mostra queste figure iconiche non è solo un elenco di nomi, ma un "atlante di rivoluzioni silenziose". Marie Curie, con le sue mani che trasformavano atomi in luce, ha insegnato che la scienza non ha genere. Maria Montessori, architetta di menti, ha dimostrato che l’educazione è un atto d’amore. Giovanna D’Arco, fiamma di coraggio in un’epoca di ferro, ha incarnato la resistenza contro ogni tirannia. Rita Levi-Montalcini, con le sue scoperte che hanno risvegliato i nervi del mondo, ha mostrato come la curiosità scientifica possa guarire. Madre Teresa, angelo senza ali, ha ricordato che la compassione è la più potente delle forze.  

Queste donne, ciascuna a modo suo, hanno "sfidato i confini del possibile". Non sono state eroine per caso, ma per scelta. Hanno trasformato il loro tempo in un laboratorio di cambiamento, dimostrando che la storia non è un destino, ma un’opera d’arte costruita con determinazione e genio. Il loro lascito? Un mondo dove ogni donna può essere "artefice del proprio destino".

lunedì 7 ottobre 2024

LA NOSTRA VISITA AL CARCERE DI CASTROGNO

  

VISITA AL CARCERE DI CASTROGNO


Delegazione in visita al carcere di Castrogno


Ieri la nostra visita alla Casa Circondariale di Castrogno (Te), insieme ad Ariberto Grifoni  Consigliere Regionale del Partito Radicale. L'Istituto diretto da poco dalla Dott. Maria Lucia Avvantaggiato, Direttrice illuminata e preparata, accoglie 356 detenuti di cui 40 donne. Tra le criticità più gravi riscontrate quelle inerenti l'Area sanitaria carente sia nel personale che nelle apparecchiature disponibili, in presenza di detenuti con patologie serie e molti detenuti psichiatrici. Altro problema non di poco conto per le famiglie dei detenuti, è la lontananza dell'Istituto dal centro della città e quindi poco collegato con i mezzi Ovviamente, come del resto in quasi tutti gli istituti penitenziari, un inconsistente numero di funzionari dell'area socio pedagogica e di psicologi. Pochi i corsi professionali con rilascio delle qualifiche, buono invece il comparto scuola. Pochi i detenuti in semilibertà o con art.21 con lavoro esterno. La situazione delle celle, due detenuti per camera, direi migliore rispetto ad altri istituti dove ci sono ancora i cameroni da 6/8/10 detenuti. Molti i detenuti con breve fine pena che non avrebbero motivo per rimanere ancora in carcere e molti che non hanno alloggio e lavoro al fine pena.




Il carcere è ancora un luogo non luogo, lontano dalla realtà, un luogo che non rieduca né reinserisce, e quei pochi, che ce la fanno ad uscire dal girone,  sono fortunati. Il carcere, come lo fu per i manicomi,
dovrebbe essere ripensato totalmente, ed esistere come ultima ratio. E' una istituzione inutile e dannosa perché genera altro crimine, oltre ad essere un costo che grava su tutti noi. Mentre noi ci prodighiamo per un cambiamento culturale della società, cercando di comprendere e di trovare valide alternative, i nostri governanti emanano provvedimenti che aumentano i reati e le pene e chiedono più carcere. Tutto ciò mi rattrista, ma noi continuiamo a batterci per una società più accogliente, inclusiva, gentile, ad abbattere i muri dell'indifferenza, e tanto altro. Potete trovare tutte le interviste integrali sui seguenti link (Fare il copia/incolla sulla barra degli indirizzi del browser)