Come ogni anno l'Associazione Antigone’, che si occupa di tutelare i
diritti delle persone che si trovano in carcere, ha pubblicato un rapporto
sulla condizione delle carceri italiane. Dal rapporto emerge
soprattutto un dato che riguarda il sovraffollamento: a fronte di una
capienza ufficiale di 51.249 posti (dato che però non tiene conto dei
posti non disponibili, che a maggio erano 3.646), al 30 aprile erano
detenute 56.674 persone, in aumento del 3,8 per cento rispetto all’anno
scorso.

Il tasso ufficiale medio dell’occupazione delle carceri è del 110,6 per
cento, ma conteggiando anche i posti non disponibili sale al 119 per
cento: le regioni dove la situazione è peggiore sono Lombardia (151,8
per cento), Puglia (145,7 per cento) e Friuli Venezia Giulia (135,9 per
cento). L’associazione Antigone fa notare come sul sovraffollamento pesi
il ricorso alla custodia cautelare in carcere, pari al 26,6 per cento
del totale delle persone detenute, in calo rispetto al passato ma più
alto della media europea.
Nell’ultimo anno sono inoltre aumentate le pene di breve durata, come
sempre accade quando cresce il numero totale dei detenuti. «Quando il
carcere è davvero extrema ratio tende ad ospitare soprattutto
persone con pene lunghe, ma quando i numeri della detenzione crescono,
crescono anche coloro che sono in carcere per fatti meno gravi», si
legge nel rapporto.
Le persone in carcere con una condanna fino ad
un anno sono passate dal 3,1 per cento del totale del 2021 al 3,7 per
cento del 2022, mentre quelle con una condanna fino a tre anni dal 19,1
per cento al 20,3 per cento. In passato questi due valori erano molto
più alti (rispettivamente del 7,2 e del 28,3 per cento nel 2011, per
esempio), ma erano scesi notevolmente durante la pandemia, e ora sono
tornati a crescere.
Il
rapporto fa notare anche come più della metà dei condannati detenuti in
carcere debba scontare ancora meno di tre anni. È un dato stabile
rispetto al passato: Antigone dice che l’attivazione di misure
alternative al carcere per far scontare a queste persone la pena residua
potrebbe contribuire a risolvere il problema del sovraffollamento.
Un
dato importante rilevato dal rapporto è quello dei suicidi: il 2022 era
stato l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Si erano uccise in
carcere 85 persone su un totale di 214 morti, ovvero più di una ogni
quattro giorni. Di queste 85 persone, 5 erano donne, 36 straniere e 20
senza fissa dimora.
L’età media era di 40 anni. La persona più
giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71
anni. La maggior parte di queste persone (50, ossia quasi il 60 per
cento) si era uccisa nei primi sei mesi di detenzione (21 persone si
erano uccise nei primi tre mesi, 16 nei primi dieci giorni e 10
addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere). 28 persone
avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (e
in 7 casi anche più di un tentativo).
Il rapporto rileva una
serie di problemi strutturali delle carceri, giudicate vecchie, anguste e
in alcuni casi prive dei minimi servizi per rendere la vita al loro
interno accettabile. Nel 2023 Antigone ha visitato 97 dei 189 istituti
di pena italiani: di questi, il 20 per cento era stato costruito tra il
1900 e il 1950 e un altro 20 per cento addirittura prima del 1900. Nel
35 per cento delle carceri visitate c’erano celle in cui non erano
garantiti 3 metri quadri calpestabili per ogni persona detenuta, nel
12,4 per cento c’erano celle in cui il riscaldamento non era
funzionante, nel 45,4 per cento c’erano celle senza acqua calda, e nel
56,7 per cento celle senza doccia.
Per
quanto riguarda i motivi per cui sono detenute, il rapporto spiega che
la maggior parte delle persone è in carcere per reati contro il
patrimonio (ovvero furti, rapine, truffa, usura, 32.050 persone),
seguiti da reati contro la persona (24.402) e reati in violazione della
normativa sulle droghe (19.338). Seguono poi le persone detenute per
reati contro la pubblica amministrazione (9.302) e quelle detenute per
associazione di stampo mafioso (9.068).
Continuano a diminuire i
detenuti in attesa di una condanna definitiva. Al 30 aprile erano il
13,9 per cento del totale quelli in attesa di primo giudizio, il 6,4 per
cento quelli che avevano fatto ricorso in appello e il 4,3 per cento
quelli che attendevano il terzo grado di giudizio. I definitivi erano
41.628, il 73,4 per cento dei presenti. La percentuale dei detenuti in
attesa del primo grado di giudizio sale se si guarda ai soli stranieri
(al 30 aprile erano il 15,6 per cento del totale dei detenuti
stranieri). Ad oggi i detenuti stranieri in Italia sono 17.723, il 31,3
per cento di tutta la popolazione carceraria, e lo 0,34 per cento delle
persone straniere soggiornanti in Italia.
Quanto
al residuo di pena da scontare, ci sono enormi differenze tra detenuti
italiani e stranieri: tra coloro che hanno ancora da scontare meno di un
anno, su un totale di 7.259 persone gli stranieri sono 3.052 (il 42,04
per cento), mentre sono molti meno i detenuti stranieri con una pena
residua superiore ai 20 anni (76 su 457, solo il 16,6 per cento), e 123
su 1.856 stanno scontando un ergastolo (il 6,6 per cento).