LA CULTURA NON SI FERMA
PENSIERI RECLUSI …E OLTRE.
Antologia letteraria covid 19
La cultura non si è fermata durante il tempo del confinamento a seguito della pandemia da covid 19 e, nonostante le tante e maggiori difficoltà rispetto ad altre realtà, siamo riusciti a mantenere viva anche la cultura in carcere. Purtroppo il sistema carcerario, come quello sanitario, era impreparato a gestire una situazione così grave, proprio per quella inerzia gestionale che non ha consentito in tanti anni di concretizzare tutte quelle innovazioni che in molte circostanze erano state richieste dagli operatori e dagli esperti di entrambi i sistemi. Questa Antologia Covid 19, curata dalla sottoscritta unitamente alla sorella Rita del Grosso, dell’Ordine delle Canossiane, volontaria in carcere, nasce da un comune sentire che ci ha rese inconsapevolmente complici di uno stesso destino, sebbene in abiti e ruoli diversi, quello laico e quello religioso: condividere le pene, ma anche talvolta le gioie, con coloro che sono agli ultimi posti della fila.
L’idea di focalizzare l’attenzione degli elaborati sul periodo della pandemia da Covid 19 è nata perché abbiamo capito che forse la scrittura poteva aiutare le persone ed in particolare le persone detenute ad esternare tutti quei sentimenti reconditi che le stavano logorando e che non trovavano risposte se non nella ritorsione su se stesse, con gravi conseguenze fisiche e psichiche. Creare una sorta di diario di bordo nel periodo della pandemia è stato per molti salvifico, facendo emergere anche tanti aspetti positivi e tante potenzialità in capo a ciascuno.
I risultati sono stati sorprendenti, elaborati che hanno saputo ben rappresentare la realtà carceraria del momento ed i sentimenti che hanno coinvolto tutta la popolazione detenuta, le famiglie ed il personale del carcere. Il pensiero più devastante, diffuso tra tutti i detenuti, è stato quello di non poter veder più i familiari, la preoccupazione per la loro salute, per l’aggravarsi dei problemi economici. Nei componimenti emerge la forte sensibilità delle persone recluse per le quali il pensiero della morte è continuo. Tutto ciò si è trasformato in rabbia, solitudine, pianto, disperazione, ma anche in tanti gesti di solidarietà che si sono concretizzati sia in donazioni di denaro sia in attività lavorative che ricreative a favore dei soggetti più colpiti dalla pandemia (produzione di mascherine, camici, cibo, ecc.). Le testimonianze di Giuseppe, di Fabrizio, di Cosimo, di Giampiero, Pino, Marta, Bruno, Roberto, Tommaso, Salvatore, Stefano, Gianluca e tanti altri che hanno attraversato la dura legge del Carcere, ma che hanno saputo resistere alla rabbia, alla vendetta, all’isolamento, ci dimostrano che la fratellanza e la solidarietà sono i vaccini più efficaci contro tutte le catastrofi globali. Nessuno si salva da solo, come dice Papa Francesco.
Alle riflessioni dei detenuti si sono aggiunte le testimonianze di altre persone della società civile impegnate in diversi settori lavorativi, ma soprattutto persone che sono vicine al mondo dei più fragili, come insegnanti, psicologi, volontari, religiosi, ecc., le quali hanno raccontato le loro esperienze più significative durante il periodo di distanziamento e quello successivo, la loro sofferenza, il coraggio, la speranza, la resilienza.
La scrittura, ed anche tutte le altre attività culturali e ricreative, come il teatro, la musica, lo sport, ecc. sono di vitale importanza per le persone detenute, aiutandole a non essere distanti dalla realtà.
Un “grazie” anche a chi avrà cura e pazienza di leggere il Libro, il quale può essere scaricato in versione Kindle su Amazon al seguente indirizzo:
https://www.amazon.it/Pensieri-reclusi-oltre-Autori-Vari-ebook/dp/B08ZQF2PX6/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=pensieri+reclusi+e+oltre&qid=1616776136&sr=8-1
Copia e incolla questo link nella barra degli indirizzi del tuo browser e non dimenticare di fare una bella recensione su Amazon!
Maria Teresa Caccavale
Ex docente carceraria-Volontaria in carcere
Ambasciatrice EPALE
Riportiamo la significativa recensione del Libro Pensieri Reclusi da parte della Prof. Franca Taraborrelli
Reclusione
e Pandemia
Reclusione e pandemia, due condizioni di limitazione del
"sé" che schiacciano l'io costringendolo a coincidere con il solo se
stesso, in un confronto impietoso con la dimensione della solitudine e della
colpa. Selezionando tra le tante voci di cui si compone "Pensieri reclusi
e oltre", le sole provenienti dai reclusi, l'impressione è quella di
un'uniformità del sentire e del rappresentare. Lo spazio della reclusione -
divenuto ancora più stretto nel momento in cui l'esterno è inaccessibile, sia
concretamente sia come proiezione del desiderio di libertà o normalità -
condiziona i pensieri, li comprime, li omologa. Le rarissime immagini che
emergono dai testi non danno corpo alla realtà carceraria ma evocano
costantemente il "fuori" (la casa, la famiglia, l'infanzia, il
futuro, gli insegnanti e gli assistenti che vengono da fuori) o
diversamente assumono tratti metaforici, archetipici, come nel caso della
pagina sulla via Crucis del 2020, in cui la voce del detenuto, di fronte
all'evento, non descrive la scena, il rito che si compie davanti ai suoi occhi
ma riflettendo sull'immagine del Cristo che cade a terra per la terza volta,
evoca le proprie cadute, quelle dolorose
ma in qualche modo necessarie dell'infanzia e quelle, da cui fatica a
rialzarsi, dell'età adulta. E' come se
la realtà del carcere venisse rimossa o quantomeno compressa, ridotta alla sola
dimensione dell'assenza, della privazione, della negazione, una dimensione in
cui l'io più si annulla meno percepisce il dolore della mancanza di ciò che gli
sarebbe necessario per esistere. Del carcere e della propria concreta
esperienza del carcere non si parla: la percezione è quella di un non-luogo, di
uno spazio bianco - o nero - sospeso tra il prima e il dopo di esistenze che
faticano a riconoscersi e a ricomporsi. Ed è forse per questo che gli sguardi
sulla pandemia che provengono dal carcere - da questo non luogo in cui
l'esperienza della vita individuale è forzatamente sospesa - appaiono
straniati, distanti e in questa loro distanza simili. Nei testi si ripetono
parole, frasi, spesso identiche, asfittiche, incolori. È come se i pensieri
fossero ridotti a formulazioni omologate, senza intimità. Lo spazio della
reclusione si è fatto ancora più stretto, le sbarre ti stanno addosso, le
parole prendono forme prevedibili, non procedono dall'interno ma dall'esterno e
si appiattiscono sull'io che non respira e senza respiro si consegna al foglio
bianco recitando il mantra dell'"andrà tutto bene".
L'esterno, nel presente della pandemia, è divenuto piatto,
vuoto, indecifrabile. Il recluso non lo riconosce perché non lo conosce, non ne
ha esperienza se non attraverso un filtro mediatico. Non è più lo spazio noto
del ricordo, della nostalgia, degli affetti, delle presenze familiari, lo
spazio verso cui tendere e proiettare il se stesso del futuro. Ora è uno spazio
respingente ed estraneo, dove esercita il potere un nemico ignoto che fa
percepire le sbarre come ancora più solide, ancora più fitte. Ti ricaccia
indietro verso i tuoi mostri, ti costringe ad accettare la tua solitudine come
unica dimensione reale, ti nega il desiderio dell'esterno ma non fa paura,
almeno non per sé. La paura è per gli altri, per quelli che stanno fuori. E il
Covid più che temerlo lo odi perché aggiunge sottrazione a sottrazione, assenza
ad assenza, distanza a distanza. Quando si è abituati a guardare in faccia ogni
giorno un nemico intimo come la consapevolezza dell'errore, il senso di colpa,
il rimpianto o il lato oscuro, insondato di sé,
nulla di ciò che è all'esterno incute altrettanto timore. È per questo che a
prendere spazio nei Pensieri Reclusi non è il Covid, questo morbo
subdolo che si manifesta per sottrazione - ti toglie l'olfatto, ti toglie il
gusto, ti toglie il vigore, ti toglie il respiro - ma il desiderio di essere
oltre le sbarre, il desiderio di sottrarsi all'assenza, al vuoto, alla
separazione, alla solitudine e tornare ad essere vivi.
Prof. Franca Taraborrelli