mercoledì 2 dicembre 2020

 LA CULTURA NON SI FERMA
PENSIERI RECLUSI …E OLTRE.
Antologia letteraria covid 19


La cultura non si è fermata durante il tempo del confinamento a seguito della pandemia da covid 19 e, nonostante le tante e maggiori difficoltà rispetto ad altre realtà, siamo riusciti a mantenere viva anche la cultura in carcere. Purtroppo il sistema carcerario, come quello sanitario, era impreparato a gestire una situazione così grave, proprio per quella inerzia gestionale che non ha consentito in tanti anni di concretizzare tutte quelle innovazioni che in molte circostanze erano state richieste dagli operatori e dagli esperti di entrambi i sistemi. Questa Antologia Covid 19, curata dalla sottoscritta unitamente alla sorella Rita del Grosso, dell’Ordine delle Canossiane, volontaria in carcere, nasce da un comune sentire che ci ha rese inconsapevolmente complici di uno stesso destino, sebbene in abiti e ruoli diversi, quello laico e quello religioso: condividere le pene, ma anche talvolta le gioie, con coloro che sono agli ultimi posti della fila.
L’idea di focalizzare l’attenzione degli elaborati sul periodo della pandemia da Covid 19 è nata perché abbiamo capito che forse la scrittura poteva aiutare le persone ed in particolare le persone detenute ad esternare tutti quei sentimenti reconditi che le stavano logorando e che non trovavano risposte se non nella ritorsione su se stesse, con gravi conseguenze fisiche e psichiche. Creare una sorta di diario di bordo nel periodo della pandemia è stato per molti salvifico, facendo emergere anche tanti aspetti positivi e tante potenzialità in capo a ciascuno.
I risultati sono stati sorprendenti, elaborati che hanno saputo ben rappresentare la realtà carceraria del momento ed i sentimenti che hanno coinvolto tutta la popolazione detenuta, le famiglie ed il personale del carcere. Il pensiero più devastante, diffuso tra tutti i detenuti, è stato quello di non poter veder più i familiari, la preoccupazione per la loro salute, per l’aggravarsi dei problemi economici. Nei componimenti   emerge la forte sensibilità delle persone recluse per le quali il pensiero della morte è continuo. Tutto ciò si è trasformato in rabbia, solitudine, pianto, disperazione, ma anche in tanti gesti di solidarietà che si sono concretizzati sia in donazioni di denaro sia in attività lavorative che ricreative a favore dei soggetti più colpiti dalla pandemia (produzione di mascherine, camici, cibo, ecc.). Le testimonianze di Giuseppe, di Fabrizio, di Cosimo, di Giampiero, Pino, Marta, Bruno, Roberto, Tommaso, Salvatore, Stefano, Gianluca e tanti altri che hanno attraversato la dura legge del Carcere, ma che hanno saputo resistere alla rabbia, alla vendetta, all’isolamento, ci dimostrano che la fratellanza e la solidarietà sono i vaccini più efficaci contro tutte le catastrofi globali.   Nessuno si salva da solo, come dice Papa Francesco.
Alle riflessioni dei detenuti si sono aggiunte le testimonianze di altre persone della società civile impegnate in diversi settori lavorativi, ma soprattutto persone che sono vicine al mondo dei più fragili, come insegnanti, psicologi, volontari, religiosi, ecc., le quali hanno raccontato le loro esperienze più significative durante il periodo di distanziamento e quello successivo, la loro sofferenza, il coraggio, la speranza, la resilienza.
La scrittura, ed anche tutte le altre attività culturali e ricreative, come il teatro, la musica, lo sport, ecc. sono di vitale importanza per le persone detenute, aiutandole a non essere distanti dalla realtà.
Un “grazie” anche a chi avrà cura e pazienza di leggere il Libro, il quale può essere scaricato in versione Kindle su Amazon al seguente indirizzo:

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Maria Teresa Caccavale
Ex docente carceraria-Volontaria in carcere

Ambasciatrice EPALE

Riportiamo la significativa  recensione del Libro Pensieri Reclusi da parte della Prof. Franca Taraborrelli



Reclusione e Pandemia

Reclusione e pandemia, due condizioni di limitazione del "sé" che schiacciano l'io costringendolo a coincidere con il solo se stesso, in un confronto impietoso con la dimensione della solitudine e della colpa. Selezionando tra le tante voci di cui si compone "Pensieri reclusi e oltre", le sole provenienti dai reclusi, l'impressione è quella di un'uniformità del sentire e del rappresentare. Lo spazio della reclusione - divenuto ancora più stretto nel momento in cui l'esterno è inaccessibile, sia concretamente sia come proiezione del desiderio di libertà o normalità - condiziona i pensieri, li comprime, li omologa. Le rarissime immagini che emergono dai testi non danno corpo alla realtà carceraria ma evocano costantemente il "fuori" (la casa, la famiglia, l'infanzia, il futuro, gli insegnanti e gli assistenti che vengono da fuori) o diversamente assumono tratti metaforici, archetipici, come nel caso della pagina sulla via Crucis del 2020, in cui la voce del detenuto, di fronte all'evento, non descrive la scena, il rito che si compie davanti ai suoi occhi ma riflettendo sull'immagine del Cristo che cade a terra per la terza volta, evoca le proprie  cadute, quelle dolorose ma in qualche modo necessarie dell'infanzia e quelle, da cui fatica a rialzarsi, dell'età adulta.  E' come se la realtà del carcere venisse rimossa o quantomeno compressa, ridotta alla sola dimensione dell'assenza, della privazione, della negazione, una dimensione in cui l'io più si annulla meno percepisce il dolore della mancanza di ciò che gli sarebbe necessario per esistere. Del carcere e della propria concreta esperienza del carcere non si parla: la percezione è quella di un non-luogo, di uno spazio bianco - o nero - sospeso tra il prima e il dopo di esistenze che faticano a riconoscersi e a ricomporsi. Ed è forse per questo che gli sguardi sulla pandemia che provengono dal carcere - da questo non luogo in cui l'esperienza della vita individuale è forzatamente sospesa - appaiono straniati, distanti e in questa loro distanza simili. Nei testi si ripetono parole, frasi, spesso identiche, asfittiche, incolori. È come se i pensieri fossero ridotti a formulazioni omologate, senza intimità. Lo spazio della reclusione si è fatto ancora più stretto, le sbarre ti stanno addosso, le parole prendono forme prevedibili, non procedono dall'interno ma dall'esterno e si appiattiscono sull'io che non respira e senza respiro si consegna al foglio bianco recitando il mantra dell'"andrà tutto bene".

L'esterno, nel presente della pandemia, è divenuto piatto, vuoto, indecifrabile. Il recluso non lo riconosce perché non lo conosce, non ne ha esperienza se non attraverso un filtro mediatico. Non è più lo spazio noto del ricordo, della nostalgia, degli affetti, delle presenze familiari, lo spazio verso cui tendere e proiettare il se stesso del futuro. Ora è uno spazio respingente ed estraneo, dove esercita il potere un nemico ignoto che fa percepire le sbarre come ancora più solide, ancora più fitte. Ti ricaccia indietro verso i tuoi mostri, ti costringe ad accettare la tua solitudine come unica dimensione reale, ti nega il desiderio dell'esterno ma non fa paura, almeno non per sé. La paura è per gli altri, per quelli che stanno fuori. E il Covid più che temerlo lo odi perché aggiunge sottrazione a sottrazione, assenza ad assenza, distanza a distanza. Quando si è abituati a guardare in faccia ogni giorno un nemico intimo come la consapevolezza dell'errore, il senso di colpa, il rimpianto o il lato oscuro, insondato di sé, nulla di ciò che è all'esterno incute altrettanto timore. È per questo che a prendere spazio nei Pensieri Reclusi non è il Covid, questo morbo subdolo che si manifesta per sottrazione - ti toglie l'olfatto, ti toglie il gusto, ti toglie il vigore, ti toglie il respiro - ma il desiderio di essere oltre le sbarre, il desiderio di sottrarsi all'assenza, al vuoto, alla separazione, alla solitudine e tornare ad essere vivi.

Prof. Franca Taraborrelli

2 commenti:

  1. RECENSIONE AL LIBRO

    SOGNANDO IL FUTURO – DOPO LA PANDEMIA
    Un testo che non ha bisogno di tante parole per arrivare a destinazione, che racchiude in poche pagine così tanti pensieri e sentimenti da assumere un peso specifico altissimo, a dispetto di quello fisico.
    “Sognando il futuro – Dopo la pandemia” ti prende e ti colloca in mezzo tra il dentro e il fuori, dentro le mura di un carcere e fuori, nelle vite di ragazzi che frequentano un liceo. Cosa hanno in comune in questo particolare momento storico? Il vivere forzatamente reclusi, immaginando un futuro che non sanno bene come sarà e cercando di dare risposte ai mille interrogativi che la vita gli pone. Le loro rispettive solitudini si riconoscono.

    Leggendo il libro, pagina dopo pagina, si rimane sospesi tra la voglia di guardare dentro e accogliere gli sguardi e i pensieri di questi reclusi forzati così soli, diffidenti, impauriti da un mondo che non sanno bene come gli verrà restituito dopo la pandemia dovuta al Covid 19 e la voglia di capire cosa gli rimarrà poi dopo questa difficile esperienza.
    “Sognando il futuro – Dopo la pandemia” non avrebbe avuto vita senza il lavoro di ricerca di due donne dedite costantemente all’aiuto degli altri: Maria Teresa Caccavale e Suor Rita Del Grosso.
    Con il loro modo unico di scrivere, così denso, intimo, poetico ed incisivo, tanto che ad ogni frase sei costretto a fermarti, a dare corpo alle parole e a portarne il peso sul cuore.
    Amano questi ragazzi e vedono nei loro occhi la luce di un possibile futuro, lo specchio di una parte di realtà che deve essere valutata senza alcun pregiudizio. Il risultato è una raccolta di riflessioni e pensieri forti, di rinascita, con grande contenuto e morale e avvalorata da una scrittura ricca e efficace, semplice ma nel contempo ricercata. L’idea di riunire pensieri sullo stesso tema di persone che vivono realtà molto diverse risulta molto efficiente, mostrando che privati della libertà si può essere ancora sé stessi se prevale la forza di un amore, se sei accettato, se il passato ha smesso di tormentarti, se c’è un presente diverso ed un futuro racchiuso nella speranza.
    La paura e solitudine affrontate e superate attraverso l’arma di introspezione più potente che l’uomo possegga: la scrittura terapeutica.
    Una raccolta di autori vari breve, intima, poetica, che vive di forti emozioni interiorizzate, in cui i fatti esprimono i sentimenti ed i sentimenti fuoriescono dalla durezza dei fatti. Tra le pagine una acuta e struggente analisi di sé, degli altri, di tutte quelle forze che costruiscono un amore e la forza resiliente di speranza e desiderio.
    Per contro si denuncia un mondo esterno abulico e violento, un senso di impotenza e dolorosa presenza, l’ insostenibile ed insopportabile burocrazia che sfinisce e depone qualsiasi atto di amore, si critica ogni pregiudizio con la consapevolezza di un senso di uguaglianza fallace.

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  2. SOGNANDO IL FUTURO . DOPO LA PANDEMIA. COMMENTO DI UNO STUDENTE NON PROTAGONISTA
    Un libro ricco di poesia, che racconta, con uno stile ricco di fascino, una quasi “storia di amore”. Una storia di vuoti, di perdite, di cadute, e di tanto tanto dolore, ma anche di rinascita e di superamento. Una lettura che travolge e coinvolge in un turbinio di emozioni e di sentimento, con rara maestria e capacità. Notevolmente coinvolgente, ricco di sensibilità e di introspezione. Alessandro S.

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