venerdì 15 gennaio 2021

Recensione del libro "PENSIERI RECLUSI E OLTRE" da parte di Sr. Giampaola Periotto

 

                                                L'ALBA DI UN NUOVO GIORNO

                                                               - Il post lockdown -

 
 
 

 
 
 
Questo libro è ricco di vivi sentimenti che rivelano paure, dolore per mancanza di abbracci, di dialoghi di conforto, di volti che amano. E’ presentato dalle esperte volontarie, che spiegano la loro vita accanto ai fratelli reclusi nel carcere di Paliano. Sono M. Teresa Caccavale e Sr Rita Del Grosso.

Si accosta subito alla loro presentazione la prefazione di Sua Ecc.za Mons. Mauro Parmeggiani, Vescovo di Tivoli, proposto, in modo veramente paterno, da don Benedetto Labate.  Sua Eccellenza chiede luoghi più sani per quanti stanno scontando la loro pena, forse non si potrà ricorrere a reclusioni domiciliari?

Iniziano ora le riflessioni  dei detenuti: importante è stato, per la loro situazione, il contributo delle forze armate, degli educatori, delle guide spirituali che garantivano, tra l’altro, la possibilità della confessione per i credenti, il dialogo etico per tutti gli altri. Si faceva infatti urgente la preghiera da parte di molti: “Gesù non farci morire” senza affetti. I nostri fratelli detenuti riscoprono i valori di un tempo, ora dimenticati, tutto sembra cambiato e tanto si parla di violenza. Le nuove generazioni, i nostri figli,  quali punti di riferimento avranno?

Dopo il terribile lockdwn non si è potuto sperare in miglioramenti di tipo sociale. La sofferenza è diventata più forte: il covid imperversava,  nell’intimo vi era l’attesa di un giudizio che faceva tremare ancora di più il debole. Anche nella reclusone domiciliare si è tutti prigionieri in libertà. Ma la libertà è un dono prezioso che si prova mettendo la mano nella mano di chi si ama, che ha regolari spazi, che  può sentire i profumi di casa, che può curare comunicazioni e relazioni umane.

E’ triste ritrovarsi ex detenuti, ricoverati per tanto tempo nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Ci si augura una scuola aperta allo sviluppo della persona, l’educazione è un’arma potente per la salute fisica e psichica.

La Scuola di Velletri ha capito tutte le necessità di chi sta soffrendo per mancanza di  relazioni educative, questa Scuola ha effettuato lezioni a distanza fino alla maturità. Vi è una scritta sul muro di cinta:la cultura è l’unica arma di riscatto.

In famiglia si parla di questa triste condizione del genitore detenuto e la più piccola di casa, che non può vedere il papà a causa di queste chiusure per il coronavirus, si è fatta creatrice di lettere profumate al loro interno, odori buoni di cibi di casa, di fiori di giardino. Il cuore che ama sa trovare le vie più belle e sentite nel profondo dell’animo.

Ed ecco l’apparire di un amico, è l’ Avvocato che sta facendo diritto penale, è lui che sa stringere la mano, alternare aule nel carcere. Ha capito che le pene del carcere non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. Questo Avvocato sa riconoscere il fratello di strada, bisognoso di indulgenza. Questo gesto umano è compreso nel’Art. 27 della Costituzione italiana. L’Italia vanta anche il modello sui diritti dei figli dei genitori reclusi.

Un ricordo particolare va ora a don Roberto,il giovane sacerdote accoltellato dall’amico che egli aveva molto beneficato. Don Roberto stava on i poveri, gli ultimi, gli scartati e non si sentiva un eroe, ma un fratello prete che compiva il suo gesto di amore. Riceverà la medaglia d’oro dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Ma cos’è questo a confronto del bene compiuto da Don Roberto? Alle 7,00 del mattino  portava la colazione agli sprovveduti della vita .Ha fissato i suoi occhi in quelli dell’assassino mentre lo uccideva e ancora sembrava dirgli che lo amava.

Non per tutti i genitori vi è una sorte uguale. La reclusione fa sì che la responsabilità del genitore, che è stato recluso, venga molto discussa dai figli stessi e il padre non si sente più nulla e con il cuore spezzato. Spesso ci sono solo parole umilianti da parte di molti e questo padre si sente tremendamente solo, sotto un nuvoloso  e sconvolgente cielo. I ricordi caratterizzano l’esistenza di ogni ex detenuto impregnato di tristezza e di sensi di colpa.

Colpisce il cuore la storia di Quaglio: finalmente ha riacquistato la libertà, ma le giornate sono dense di ricordi e di rimpianti per una vita non vissuta; non ha ascoltato, in gioventù, le parole di suo padre, ma ha badato a quelle della camorra. Questa ha riempito  il suo essere di potere, di soldi.

Dona un po’ di serenità l’intervista con una giovane donna, il cui marito è in carcere per un vecchio reato, hanno la gioia di una ragazzina di sette anni, ma questa non può essere portata ai colloqui per il pericolo del covid. La donna è convinta che solo la reclusone domiciliare potrà togliere tante dolorosissime impossibilità.

Come consolarci almeno un po’? C’è chi suona alla finestra e niente di più, si è solo spettatori passivi. La lettura del Mandala buddista sa portare qualche aiuto all’animo durante le terapie . Porta speranza, anima la creatività, dona fiducia. Perciò anche il Mandala raffigura un uomo di 46 anni, detenuto, con sindrome schizofrenica, in manicomio per diversi anni. Il groviglio mentale, espresso nella scelta dei colori, risponde alla situazione di tutta la vita di quell’uomo.

Racconti di forte drammaticità sono solcati da mesta poesia, raccontata da  Irene Vella: sembrava che il covid fosse passato, ma era illusione, i morti guarivano la terra con i loro corpi spenti, (dal libro: “Fantasmi prima di morire”).

Altro commovente racconto: il figlio Igor, è  all’estero per lavoro, la madre lo chiama al telefono prima dell’ingresso nell’istituto penitenziario. Ed è l’ultima chiamata nella quale la parola che commuove è questa: ”Ti amo, mamma”.  E’ lui a chiedere a mamma come sta quando ci sono i colloqui, a lei che l’aveva tanto soccorso nella sutura alla testa per l’incidente contro un palo. La madre però non vuol far soffrire il figlio, per lei tutto va bene.

Molto bella la poesia per Gigi Proietti che ha lasciato la nostra terra, ma che tiene tutti nel cuore e li fa sorridere.

“Rinascerò, rinascerai” è il ritorno alla fiducia in Dio, al rivedere le stelle

Concludono  libro le riflessioni sull’enciclica del Papa:”Fratelli tutti”. E’ il richiamo a S. Francesco d’Assisi; Papa Francesco riconosce la dignità di ogni persona, confermata anche nell’incontro con il Grande Imam.

L’irruzione della pandemia ha messo in luce tutte le nostre false sicurezze. L’ideale di Papa Francesco è la donazione totale a Dio e l’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel deserto africano. Questo ideale sia per ciascuno di noi.

Una postfazione di Edoardo D’Angelo, prof.di filologia latina, esprime il suo ottimismo nella lettura degli scritti sulle lenzuola: “Andrà tutto bene”.

Il nome di ogni scrittore di questo libro è inciso sulle piacevoli e copiose foto poste alla conclusione.

Sr. Giampaola Periotto, orsolina

giovedì 31 dicembre 2020

                                                 TOMBOLA SOLIDALE

Cari amici, in questo ultimo giorno dell'anno 2020 abbiamo scelto un modo insolito di festeggiare. Visto che saremo in tanti a rimanere a casa, ma sicuramente al caldo ed in compagnia di qualche familiare, abbiamo pensato di invitare "virtualmente" qualche amico che è solo e non ha molte possibilità di comunicare con l'esterno.

Abbiamo quindi organizzato una Tombola online alle ore 17,00 con le persone in domiciliazione forzata e con il sostegno morale ed economico di tanti altri amici che hanno particolare sguardo verso il sociale. 

Grazie quindi alla A. F. di Federica Costantini e Anna Gentilini, alla società Immobiliare M, Caffè Service di Amelia, Tommaso Caccavale, Bea's creazioni di Francesca Romana Falà, Riccardo Cioschi, Maria Sole Lupi, Lucia Creanza, Giuseppina Siniscalchi, ecc. per le offerte inviate. 

Quest'anno mi mancava la tombolata organizzata in carcere, così abbiamo rimediato in questo modo. Purtroppo non abbiamo potuto raggiungere tutti per le limitazioni imposte dalle piattaforme on line. Potrete comunque seguire l'evento su Facebook o sul canale YouTube che specificheremo appena pubblicato. 

Grazie al grande supporto di Umberto Baccolo e Delfina Unno Pastalunghi che ci aiutano a fare rete con le loro continue dirette facebook. Buon fine anno 2020, augurando a tutti un 2021 totalmente diverso, migliore per tutti, soprattutto per chi ha sofferto veramente tanto a seguito di questa pandemia.

 


 










lunedì 28 dicembre 2020

  Diretta su scuola in carcere

di Umberto Baccolo e Delfina Unno Pastalunghi

 



La professoressa Maria Teresa Caccavale che ha insegnato a Rebibbia fin dal 1991 parla con Delfina Unno Pastalunghi e me della scuola in carcere spiegando dettagliatamente funzionamento e problematiche nella diretta di stasera a supporto delle battaglie di Rita Bernardini di Partito Radicale e Nessuno tocchi Caino.

 

Clicca qui per la diretta su scuola in carcere - Intervista a Maria Teresa Caccavale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 2 dicembre 2020

 LA CULTURA NON SI FERMA
PENSIERI RECLUSI …E OLTRE.
Antologia letteraria covid 19


La cultura non si è fermata durante il tempo del confinamento a seguito della pandemia da covid 19 e, nonostante le tante e maggiori difficoltà rispetto ad altre realtà, siamo riusciti a mantenere viva anche la cultura in carcere. Purtroppo il sistema carcerario, come quello sanitario, era impreparato a gestire una situazione così grave, proprio per quella inerzia gestionale che non ha consentito in tanti anni di concretizzare tutte quelle innovazioni che in molte circostanze erano state richieste dagli operatori e dagli esperti di entrambi i sistemi. Questa Antologia Covid 19, curata dalla sottoscritta unitamente alla sorella Rita del Grosso, dell’Ordine delle Canossiane, volontaria in carcere, nasce da un comune sentire che ci ha rese inconsapevolmente complici di uno stesso destino, sebbene in abiti e ruoli diversi, quello laico e quello religioso: condividere le pene, ma anche talvolta le gioie, con coloro che sono agli ultimi posti della fila.
L’idea di focalizzare l’attenzione degli elaborati sul periodo della pandemia da Covid 19 è nata perché abbiamo capito che forse la scrittura poteva aiutare le persone ed in particolare le persone detenute ad esternare tutti quei sentimenti reconditi che le stavano logorando e che non trovavano risposte se non nella ritorsione su se stesse, con gravi conseguenze fisiche e psichiche. Creare una sorta di diario di bordo nel periodo della pandemia è stato per molti salvifico, facendo emergere anche tanti aspetti positivi e tante potenzialità in capo a ciascuno.
I risultati sono stati sorprendenti, elaborati che hanno saputo ben rappresentare la realtà carceraria del momento ed i sentimenti che hanno coinvolto tutta la popolazione detenuta, le famiglie ed il personale del carcere. Il pensiero più devastante, diffuso tra tutti i detenuti, è stato quello di non poter veder più i familiari, la preoccupazione per la loro salute, per l’aggravarsi dei problemi economici. Nei componimenti   emerge la forte sensibilità delle persone recluse per le quali il pensiero della morte è continuo. Tutto ciò si è trasformato in rabbia, solitudine, pianto, disperazione, ma anche in tanti gesti di solidarietà che si sono concretizzati sia in donazioni di denaro sia in attività lavorative che ricreative a favore dei soggetti più colpiti dalla pandemia (produzione di mascherine, camici, cibo, ecc.). Le testimonianze di Giuseppe, di Fabrizio, di Cosimo, di Giampiero, Pino, Marta, Bruno, Roberto, Tommaso, Salvatore, Stefano, Gianluca e tanti altri che hanno attraversato la dura legge del Carcere, ma che hanno saputo resistere alla rabbia, alla vendetta, all’isolamento, ci dimostrano che la fratellanza e la solidarietà sono i vaccini più efficaci contro tutte le catastrofi globali.   Nessuno si salva da solo, come dice Papa Francesco.
Alle riflessioni dei detenuti si sono aggiunte le testimonianze di altre persone della società civile impegnate in diversi settori lavorativi, ma soprattutto persone che sono vicine al mondo dei più fragili, come insegnanti, psicologi, volontari, religiosi, ecc., le quali hanno raccontato le loro esperienze più significative durante il periodo di distanziamento e quello successivo, la loro sofferenza, il coraggio, la speranza, la resilienza.
La scrittura, ed anche tutte le altre attività culturali e ricreative, come il teatro, la musica, lo sport, ecc. sono di vitale importanza per le persone detenute, aiutandole a non essere distanti dalla realtà.
Un “grazie” anche a chi avrà cura e pazienza di leggere il Libro, il quale può essere scaricato in versione Kindle su Amazon al seguente indirizzo:

https://www.amazon.it/Pensieri-reclusi-oltre-Autori-Vari-ebook/dp/B08ZQF2PX6/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=pensieri+reclusi+e+oltre&qid=1616776136&sr=8-1

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Maria Teresa Caccavale
Ex docente carceraria-Volontaria in carcere

Ambasciatrice EPALE

Riportiamo la significativa  recensione del Libro Pensieri Reclusi da parte della Prof. Franca Taraborrelli



Reclusione e Pandemia

Reclusione e pandemia, due condizioni di limitazione del "sé" che schiacciano l'io costringendolo a coincidere con il solo se stesso, in un confronto impietoso con la dimensione della solitudine e della colpa. Selezionando tra le tante voci di cui si compone "Pensieri reclusi e oltre", le sole provenienti dai reclusi, l'impressione è quella di un'uniformità del sentire e del rappresentare. Lo spazio della reclusione - divenuto ancora più stretto nel momento in cui l'esterno è inaccessibile, sia concretamente sia come proiezione del desiderio di libertà o normalità - condiziona i pensieri, li comprime, li omologa. Le rarissime immagini che emergono dai testi non danno corpo alla realtà carceraria ma evocano costantemente il "fuori" (la casa, la famiglia, l'infanzia, il futuro, gli insegnanti e gli assistenti che vengono da fuori) o diversamente assumono tratti metaforici, archetipici, come nel caso della pagina sulla via Crucis del 2020, in cui la voce del detenuto, di fronte all'evento, non descrive la scena, il rito che si compie davanti ai suoi occhi ma riflettendo sull'immagine del Cristo che cade a terra per la terza volta, evoca le proprie  cadute, quelle dolorose ma in qualche modo necessarie dell'infanzia e quelle, da cui fatica a rialzarsi, dell'età adulta.  E' come se la realtà del carcere venisse rimossa o quantomeno compressa, ridotta alla sola dimensione dell'assenza, della privazione, della negazione, una dimensione in cui l'io più si annulla meno percepisce il dolore della mancanza di ciò che gli sarebbe necessario per esistere. Del carcere e della propria concreta esperienza del carcere non si parla: la percezione è quella di un non-luogo, di uno spazio bianco - o nero - sospeso tra il prima e il dopo di esistenze che faticano a riconoscersi e a ricomporsi. Ed è forse per questo che gli sguardi sulla pandemia che provengono dal carcere - da questo non luogo in cui l'esperienza della vita individuale è forzatamente sospesa - appaiono straniati, distanti e in questa loro distanza simili. Nei testi si ripetono parole, frasi, spesso identiche, asfittiche, incolori. È come se i pensieri fossero ridotti a formulazioni omologate, senza intimità. Lo spazio della reclusione si è fatto ancora più stretto, le sbarre ti stanno addosso, le parole prendono forme prevedibili, non procedono dall'interno ma dall'esterno e si appiattiscono sull'io che non respira e senza respiro si consegna al foglio bianco recitando il mantra dell'"andrà tutto bene".

L'esterno, nel presente della pandemia, è divenuto piatto, vuoto, indecifrabile. Il recluso non lo riconosce perché non lo conosce, non ne ha esperienza se non attraverso un filtro mediatico. Non è più lo spazio noto del ricordo, della nostalgia, degli affetti, delle presenze familiari, lo spazio verso cui tendere e proiettare il se stesso del futuro. Ora è uno spazio respingente ed estraneo, dove esercita il potere un nemico ignoto che fa percepire le sbarre come ancora più solide, ancora più fitte. Ti ricaccia indietro verso i tuoi mostri, ti costringe ad accettare la tua solitudine come unica dimensione reale, ti nega il desiderio dell'esterno ma non fa paura, almeno non per sé. La paura è per gli altri, per quelli che stanno fuori. E il Covid più che temerlo lo odi perché aggiunge sottrazione a sottrazione, assenza ad assenza, distanza a distanza. Quando si è abituati a guardare in faccia ogni giorno un nemico intimo come la consapevolezza dell'errore, il senso di colpa, il rimpianto o il lato oscuro, insondato di sé, nulla di ciò che è all'esterno incute altrettanto timore. È per questo che a prendere spazio nei Pensieri Reclusi non è il Covid, questo morbo subdolo che si manifesta per sottrazione - ti toglie l'olfatto, ti toglie il gusto, ti toglie il vigore, ti toglie il respiro - ma il desiderio di essere oltre le sbarre, il desiderio di sottrarsi all'assenza, al vuoto, alla separazione, alla solitudine e tornare ad essere vivi.

Prof. Franca Taraborrelli

martedì 20 ottobre 2020

Intervista a Pino Medile e Cosimo Rega

Il percorso di riscoperta della vita attraverso la letteratura e l'arte, raccontato direttamente da due personaggi che hanno percorso strade diverse, raggiungendo lo stesso obiettivo.

  



👉 Intervista Medile - Rega Clicca qui per il video 👈 



 

 L'IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE E DELL'ISTRUZIONE  IN CARCERE

due storie narrate da Pino Medile e Cosimo Rega

 

             Guarda l'intervista a Pino Medile e Cosimo Rega👈(fai click qui)

                                  

 

 

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